Le operazioni pronti contro termine (P/T) sono uno strumento di raccolta bancaria e simmetricamente una opportunità di diversificazione del portafoglio finanziario degli investitori. L’operazione P/T consiste in una duplice compravendita di strumenti finanziari di segno opposto, dove la prima transazione è regolata a pronti e la seconda a termine.
Il caso più comune di operazione P/T, vendita a pronti e di riacquisto a termine, tra banca e cliente, prevede la cessione da parte della banca, ad un prezzo determinato, di un prefissato quantitativo di titoli e il riacquisto a termine, sempre da parte della stessa, di altrettanti titoli della stessa specie ad un prezzo maggiorato.
Il doppio trasferimento di proprietà dei titoli rende necessaria l’emissione di due fissati bollati: • uno per la compravendita a pronti • l’altro per la compravendita a termine. Dal punto di vista della banca, l’operazione P/T consente di integrare le proprie fonti di provvista senza dover ricorrere a eventuali smobilizzi del portafoglio titoli per sopperire a esigenze di liquidità connesse all’eventuale rimborso di altre forme di raccolta o a necessità dettate dagli impieghi di fondi.
Al pari dei certificati di deposito, questo strumento consente alle banche di limitare il fenomeno di disintermediazione del passivo quale risultato del collocamento di titoli di altri prenditori di fondi, in primo luogo dei titoli di Stato.
Non esiste una durata predeterminata da leggi o usi e ciò conferma l’estrema flessibilità che tale tipo di operazione può offrire. Sono le parti che concordano l’orizzonte temporale che meglio si adatta alle esigenze personali. La durata più diffusa è quella trimestrale ma le banche pongono in essere anche operazioni di durata inferiore o superiore, entro comunque il breve termine. Trattandosi di operazioni personalizzate con la clientela e non di veri e propri titoli, non esiste nessun momento ufficiale di emissione e possono essere poste in essere in ogni momento. Le soglie minime di accesso sono diverse da banca a banca e spesso risultano anche relativamente elevate. Un punto di forza dei P/T per l’investitore è che si prestano per l’impiego temporaneo di liquidità in eccesso. Un altro elemento a vantaggio dei P/T è che possono essere emessi direttamente su richiesta dell'investitore (non ci sono date predeterminate per l'emissione), risultando così uno strumento flessibile. Al tempo stesso i P/T hanno la criticità (debolezza) per l'investitore di non poter smobilizzare i capitali investiti prima del termine dell'operazione, facendo sì che i P/T risultino meno liquidi rispetto a soluzioni di investimento alternative.
Sul piano tecnico è interessante notare come i P/T vedano il cliente-investitore essere proprietario a tutti gli effetti dei titoli utilizzati nell’operazione durante la sua durata. Trattandosi di due operazioni tecnicamente distinte, acquisto di titoli a pronti e vendita titoli a termine, il cliente è proprietario dei titoli da quando li acquista nella prima operazione fin quando non è chiamato a rivenderli alla banca nella seconda operazione. Il rischio emittente che come proprietario dei titoli si trova a correre, ovvero il rischio che l’emittente dei titoli acquistati vada in default, viene di fatto “sterilizzato” dalla seconda operazione di vendita a termine.
Anche se i titoli dovessero perdere di valore, il cliente sa già che la banca si è obbligata a ricomprarli ad un prezzo prefissato. È quindi la solidità della banca ad essere il principale riferimento del rischio di credito per il cliente.
I P/T tendono ad essere effettuati su titoli con rating elevato e con bassa oscillazione di prezzo (es. titoli di stato di paesi con rating AAA) rendendo quindi l’eventualità del default durante l’operazione un evento statisticamente poco probabile. Sempre sul piano tecnico è interessante notare come nel caso di default di una delle controparti (es. insolvenza da parte della banca) il cliente che non vedesse onorato il secondo contratto (vendita a termine) potrebbe comunque trattenere i titoli in suo possesso (e del quale è proprietario) ed eventualmente rivenderli sul mercato per liquidare l’investimento, salvo ovviamente la possibilità di rifarsi sulla banca per eventuali danni subiti dall’inadempienza. Un’ultima osservazione sul piano tecnico riguarda l’eventualità che un P/T venga posto in essere non con finalità di investimento da parte del cliente-investitore, bensì con lo scopo di finanziare il cliente stesso.
Nell’eventualità che lo schema venga “rovesciato” e sia quindi il cliente a vendere alla banca dei titoli al momento iniziale (vendita a pronti), impegnandosi contestualmente per riacquistare i titoli medesimi in una data successiva (acquisto a termine), l’effetto per il cliente sarebbe quello di ricevere una somma di denaro al momento iniziale (derivante dalla vendita dei titoli) con l’impegno di restituire una somma di denaro ad una data futura (impegno collegato all’obbligo di riacquistare i titoli). Tale struttura finanziaria identifica i flussi di cassa di un prestito, che in questo caso viene posto in essere per il tramite delle due compravendite di titoli. Se la finalità è quella di ottenere un finanziamento da parte del cliente-debitore, il prezzo di riacquisto a termine dei titoli sarà maggiore del prezzo di vendita iniziale e la differenza tra il prezzo a scadenza (pagato dal cliente) ed il prezzo a pronti (incassato dal cliente) costituirà il costo del finanziamento.
Qualora una delle due parti dovesse risultare insolvente, l’altra avrebbe diritto a trattenere quanto in suo possesso, nella fattispecie in questione si può ipotizzare l’eventualità che il cliente-debitore non adempia nel suo obbligo di riacquisto dei titoli. In tal caso la banca potrebbe alienare i titoli in suo possesso sul mercato, salvo ovviamente rivalersi sul cliente per gli eventuali danni relativi all’inadempienza contrattuale.