Il rendimento di un investimento finanziario costituisce una misura del reddito generato da un investimento finanziario, rapportato al capitale investito e alla durata dell’operazione medesima. Convenzionalmente, il rendimento di un’attività finanziaria viene espresso in termini percentuali e su base annua e, in tal caso, si parla più comunemente di tasso di rendimento.
Se ad esempio si legge che un’operazione di investimento rende il 3% su base annua, ciò sta a indicare che 100 euro di capitale 'spesi' in tale operazione rendono 3 euro per ogni anno di durata convenzionale dell’operazione stessa (nella realtà può accadere, infatti, che la scadenza effettiva dell’operazione sia inferiore o superiore all’anno).
Tasso di rendimento cedolare
Il tasso d’interesse cedolare è un indicatore di redditività (e di costo per l’emittente) parziale, peraltro valevole per i soli strumenti di debito provvisti di flussi cedolari. Trattasi della remunerazione periodica che l’emittente si impegna contrattualmente a pagare. Tale flusso di cassa costituisce solo una delle componenti del reddito (e del costo) di una operazione finanziaria. La redditività complessiva è invece misurata correttamente da un rendimento che può differire anche di molto dal tasso d’interesse cedolare e il cui calcolo differisce in funzione della tipologia di strumento finanziario.
Tasso di rendimento effettivo a scadenza
In ottica ex-ante rappresenta quel tasso di interesse che gli operatori maturerebbero acquistando oggi al prezzo attuale di mercato, incassando tutti i flussi intermedi, reinvestendoli fino a scadenza e dismettendo l’investimento alla fine dell’orizzonte temporale di investimento. Il rendimento può assumere significato diverso in funzione dell’istante in cui viene condotta la valutazione: ex-ante all’inizio dell’investimento oggetto di valutazione ed ex-post alla scadenza naturale dell’investimento stesso.
Tasso di rendimento richiesto (ex-ante)
Pur costituendo una misura di rendimento ex-ante, rappresenta quel tasso di rendimento che l’investitore dovrebbe, in equilibrio, ricevere sullo strumento finanziario, in base alle caratteristiche di rischio che presenta. È quel tasso che viene utilizzato per il calcolo del valore intrinseco (o fair value) di un titolo. Calcolare il valore attuale di un’operazione finanziaria significa anche stimare il prezzo pagabile da parte dei potenziali investitori. Tale prezzo sarà infatti pari al valore delle prestazioni scontate al tasso di rendimento conseguibile dagli investitori su impieghi in titoli analoghi. Se così non fosse, per i potenziali investitori non sarebbe conveniente pagare un prezzo più alto di quello richiesto per l’acquisto di titoli similari così come, al contrario, l’opportunità di acquistare a un prezzo più basso titoli analoghi determinerebbe la convenienza a vendere quest’ultimi per reinvestire in quelli sottovalutati.
Tasso di rendimento realizzato (ex-post)
Nonostante le decisioni di investimento vengano assunte sulla base delle aspettative di rendimento attraverso la valutazione delle configurazioni di rendimento calcolate ex-ante, appare opportuno sottolineare l’importanza della valutazione effettuata al termine dell’orizzonte temporale di investimento, che svolge una funzione di controllo volta a verificare i risultati effettivamente conseguiti. Il tasso di rendimento realizzato (ex-post) indica il risultato effettivamente conseguito sull’investimento effettuato. Costituisce una misura storica di rendimento e corrisponde al tasso di attualizzazione che eguaglia il prezzo di acquisto al valore attuale dei flussi di cassa netti effettivamente riscossi. Per la determinazione del rendimento ex-post, non si pongono particolari problemi perché sono noti il prezzo di acquisto, il prezzo di vendita e l’ammontare effettivo dei flussi intermedi ricevuti.
Tasso di rendimento nominale e reale
Un’altra importante distinzione attiene alla considerazione dell’evoluzione del potere d’acquisto. In questo caso si suole distinguere tra tasso di interesse nominale, calcolato al lordo dell’inflazione, e tasso di interesse reale quale misura più appropriata della preferenza intertemporale tra consumi presenti e futuri che tiene conto delle variazioni previste nel livello dei prezzi. In via di prima approssimazione si può calcolare il tasso di interesse reale come differenza tra il tasso di interesse nominale e il tasso di inflazione. In realtà l’esatta formula matematica (equazione di Fisher) è un po’ più complessa e possiamo ometterla in questa sede. Quando il tasso di inflazione sale e il tasso nominale di interesse è contenuto, è possibile che il tasso di interesse reale sia negativo. Chi percepisce il tasso di interesse rischia di credere di incassare un reddito positivo, che in realtà, tenuto conto dell'inflazione, è negativo.
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