I titoli di debito (denominati anche titoli a reddito fisso) sono strumenti rappresentativi del debito che l’emittente ha nei confronti del sottoscrittore. La peculiare specificazione a reddito fisso trae origine dal fatto che l’emittente promette in anticipo all’investitore un compenso che, salvo default, non dipende dall’entità dei propri risultati reddituali.
Il titolo di debito è caratterizzato da alcuni requisiti fondamentali qualificanti rispetto ai restanti strumenti finanziari:
durata fissata al momento dell’emissione: alla 'nascita' del titolo è già definita la data di rimborso, entro la quale il capitale verrà completamente restituito al portatore dello stesso;
diritto al rimborso del capitale alla pari e in misura integrale o pro-quota alle date previste dal piano di ammortamento;
diritto al pagamento degli interessi, se previsti, calcolati secondo le modalità fissate nel contratto (questo requisito deve essere 'letto' anche con riferimento alla situazione congiunturale attuale caratterizzata da tassi di rendimento negativi nel breve e, in alcuni casi, anche medio termine).
Non presentano questi requisiti distintivi le cosiddette obbligazioni irredimibili poiché esse non hanno una durata stabilita e non danno diritto all’investitore al rimborso certo del capitale.
Titoli domestici e titoli esteri
Con riferimento alla residenza del soggetto emittente, i titoli domestici sono titoli obbligazionari emessi da un residente nel proprio Paese e denominati nella propria valuta: un titolo obbligazionario in dollari emesso dalla Apple negli Usa è un titolo obbligazionario domestico per il mercato statunitense. Tutte le operazioni di raccolta obbligazionaria condotte in una determinata nazione da prenditori residenti nel Paese e denominate nella valuta locale costituiscono il mercato domestico. I titoli esteri sono invece titoli emessi in un determinato mercato, nella valuta di quel Paese da un soggetto non residente: così, ad esempio, un titolo obbligazionario in dollari emesso negli Usa dalla Renault è un titolo obbligazionario estero. Molto spesso queste operazioni sono indicate con curiosi soprannomi: ad esempio sono chiamati yankee bonds quelli collocati negli Usa, samurai bonds quelli collocati in Giappone e così via.
I titoli governativi esteri
Nei Paesi dell’area euro i titoli emessi da emittenti pubblici (gli Stati sovrani) e privati (imprese) sono tutti denominati nella valuta comunitaria. Pertanto, gli strumenti finanziari emessi dalla Repubblica Federale di Germania, per un investitore italiano o francese, sono titoli "esteri", denominati in euro. Analogamente, per un investitore tedesco i titoli del Tesoro italiano sono titoli "esteri" sempre denominati in euro. Se la strategia di gestione del portafoglio è indirizzata in modo esclusivo verso le emissioni pubbliche, non si dovrebbe limitare la scelta ai soli titoli di Stato italiani. E questo non perché le emissioni governative degli altri Stati offrano condizioni migliori in assoluto, ma per una saggia regola di diversificazione del proprio capitale investito che, nel caso di differenti titoli di Stato italiani, sarebbe attuata in termini di strumenti con caratteristiche adatte a situazioni di mercato contrapposte, ma non in termini di emittente. Risulta peraltro doveroso ricordare che alcuni emittenti sovrani dell’area euro si caratterizzano per il massimo grado di affidabilità e i rendimenti che offrono, per pari durata, sono inferiori a quelli riconosciuti dal Tesoro italiano.
Le eurobbligazioni
Un’eurobbligazione è un’obbligazione emessa in un Paese diverso da quello del debitore e denominata in una valuta diversa da quella del Paese di collocamento del titolo: ad esempio, un titolo collocato su Londra da una società statunitense e denominato in dollari o euro. Le eurobbligazioni assumono nomi diversi a seconda della valuta in cui sono emesse. Ad esempio, un’obbligazione emessa in yen è un’obbligazione in euroyen, mentre se viene emessa in dollari viene chiamata obbligazione in eurodollari. La nascita e lo sviluppo delle eurobbligazioni avvennero tra gli anni Sessanta e Ottanta in conseguenza di normative stringenti adottate dagli Usa per frenare l’acquisto di titoli stranieri. È curioso rilevare che le prime eurobbligazioni europee sono state emesse nel 1963 dalla società italiana Concessioni e Costruzioni Autostrade per un importo di quindici milioni di dollari e per una durata pari a sei anni; incaricato del collocamento era un gruppo a composizione internazionale guidato dai banchieri di Londra Warburg & Co. Le eurobbligazioni possono essere collocate sia alla clientela retail che a quella istituzionale. Sulla stampa economica vengono riportate numerose eurobbligazioni. I prezzi rilevati rappresentano le quotazioni all’ingrosso sul mercato secondario per gli scambi fra banche, intermediari e investitori istituzionali.