Una particolare forma di deposito è quella relativa ai depositi "strutturati" intesi come depositi connotati da meccanismi di determinazione del rendimento e del rischio più complessi rispetto ai depositi visti fino ad ora.
In via generale, la principale differenza tra un deposito strutturato e un deposito non strutturato, risiede nella circostanza che mentre i depositi non strutturati riconoscono un rendimento fisso o variabile, un deposito strutturato promette un rendimento prestabilito il cui riconoscimento è però condizionato dall’andamento di un'attività sottostante.
Per esempio, rientra nella categoria dei depositi strutturati il caso di un deposito a cui si riconosce il rendimento annuo del 10% per tre anni a condizione che il livello dell’indice S&P500 non scenda al di sotto di una predetermina barriera di punti indice.
Una tale rappresentazione è tuttavia poco esauriente poiché la connotazione di “strutturato” può essere estesa oltre che al meccanismo di determinazione del rendimento, anche a quello di determinazione del rischio e dei costi di gestione, o anche al periodo di maturità del deposito.
Nei depositi strutturati, infatti, la scadenza del deposito può essere variabile (anziché fissa) qualora venga previsto il riconoscimento alla banca depositaria di una sorta di opzione di richiamo in grado di conferire alla banca stessa la possibilità di anticipare unilateralmente la scadenza del deposito. Ne consegue che, correntemente, il mercato offre una varietà di depositi tale da rendere comunque difficile una loro classificazione esaustiva.
La nozione di deposito strutturato è stata introdotta nel nostro ordinamento con l’attuazione della direttiva 2014/65/UE (Markets in Financial Instruments Directive - MiFID II), inserendo all’art. 1, comma 6-decies del TUF la stessa definizione riportata nella direttiva. Ne segue che per depositi strutturati si intendono quei crediti – non rappresentati da “strumenti finanziari” così come definiti dal TUF – relativi a fondi acquisiti dalle banche che sono pienamente rimborsabili alla scadenza in base a termini secondo i quali qualsiasi interesse o premio è corrisposto conformemente a (o è a rischio secondo) una formula che prende in considerazione fattori quali:
un indice o una combinazione di indici;
uno strumento finanziario o una combinazione di strumenti finanziari;
una merce o combinazione di merci o di altri beni infungibili, materiali o immateriali;
un tasso di cambio o una combinazione di tassi di cambio.
I depositi strutturati sono dunque una categoria di depositi bancari, pienamente rimborsabili, ma con un rendimento condizionato – nell’accertare se dovuto e per quale importo – a indici, strumenti finanziari, merci, tassi di cambio: essi costituiscono perciò, per questi aspetti, anche un prodotto di investimento, che il legislatore europeo ha ritento opportuno assoggettare a parte della disciplina MiFID II, con lo scopo di rafforzare la fiducia degli investitori e di rendere più uniforme il trattamento normativo, recepito poi a livello nazionale.
Lo stesso TUF (sempre con l’art. 1, comma 6-decies) precisa che nella nozione di depositi strutturati non rientrano i depositi la cui remunerazione è legata unicamente a un tasso di interesse quale l’Euribor (Euro Interbank Offered Rate). Questi ultimi devono, pertanto, ritenersi depositi non strutturati. Tali depositi, in quanto esposti unicamente alle fluttuazioni dei tassi d’interesse, sono considerati dei prodotti di natura prettamente bancaria e non una forma d’investimento assoggettata a parte della disciplina MiFID II.
Euribor
L’Euribor è un tasso di riferimento del mercato dei prestiti non garantiti calcolato per diverse scadenze (una settimana, un mese e tre, sei e dodici mesi). È amministrato dall’European Money Markets Institute (EMMI). Per rendere l’Euribor conforme al regolamento dell’UE sui benchmark (Benchmarks Regulation), l’EMMI ne ha precisato la definizione come tasso al quale le banche nei paesi dell’UE e dell’Associazione europea di libero scambio (European Free Trade Association - EFTA) possono ottenere fondi nel mercato dei prestiti all’ingrosso non garantiti. L’EMMI sta applicando gradualmente una nuova metodologia di calcolo “ibrida” per l’Euribor. Questo metodo considera quanto più possibile le operazioni effettive, ricorrendo però al giudizio degli esperti quando queste operazioni non sono disponibili.
All’interno della categoria “depositi strutturati”, la MiFID II individua una particolare sotto-categoria, quella dei depositi strutturati “complessi”. Peraltro, il legislatore europeo ha delegato l’ESMA (European Securities and Markets Authority, l’Autorità di vigilanza europea sui mercati finanziari) a elaborare e aggiornare periodicamente degli orientamenti tecnici volti all’individuazione dei requisiti per poter ritenere complesso un deposito strutturato.
L’ESMA, con documento del 4 febbraio 2016, dal titolo “Guidelines on complex debt instruments and structured deposits”, ha fornito alcune linee guida nell’ambito delle quali si configurano come “strutturati”, contraddistinti da particolare complessità, quei depositi caratterizzati, congiuntamente o alternativamente:
da una combinazione rischio-rendimento poco comprensibile per il cliente;
una struttura dei costi di uscita opaca.
Con riguardo ai depositi caratterizzati da una combinazione rischio-rendimento complessa, è possibile identificare alcune fattispecie riepilogative del caso in esame. In questa prospettiva, assumono la configurazione di depositi strutturati, tra l’altro, quei depositi in cui:
RENDIMENTO INFLUENZATO DALLA DINAMICA DI IU' VARIABILI: Rientrano in questa categoria, per esempio:
- depositi in cui il riconoscimento di un dato tasso di rendimento è legato alla condizione che un determinato portafoglio di titoli, predefinito dalla banca depositaria, debba superare il rendimento di uno o più indici benchmark;
- depositi in cui il rendimento è calcolato come combinazione dei rendimenti ottenuti da due o più indici definiti a priori dalla banca depositaria.
LA RELAZIONE TRA RENDIMENTO E LA VARIABILE RILEVANTE :Esempi di rilievo per questa fattispecie sono:
-depositi il cui rendimento è influenzato dalla rilevazione del livello dell’indice benchmark in diverse date di mercato (prevedendo, per esempio, che a quelle date l’indice benchmark debba superare una o più soglie di punti indice) o solo per una frazione del periodo di investimento (es. nell’ultimo anno prima dello svincolo naturale del deposito);
-depositi strutturati in modo tale che il capitale e gli interessi possono modificarsi (in aumento o diminuzione) in circostanze particolari;
-depositi caratterizzati da una anticipazione degli interessi i quali possono però variare con frequenza ed intensità diversa durante il periodo di investimento;
-depositi che prevedono un meccanismo di scadenza anticipata collegato all’andamento di una o più attività sottostanti.
VARIABILE RILEVANTE PER IL CALCOLO DEL RENDIMENTO E' UNA VARIABILE INUSUALE :
A titolo di esempio, possiamo ricondurre a questa categoria, i depositi caratterizzati da un rendimento collegato a un indice non pubblico ma costruito "ad-hoc" (in-house), oppure riferito a un mercato di nicchia, oppure di natura sintetica (generato cioè di una combinazione di derivati su indici) o anche da un rendimento collegato ad un indicatore di volatilità di uno o più prezzi di mercato.