Filtrare i consigli giusti
Le emozioni giocano brutti scherzi
Eccesso di sicurezza
Cosa davvero conta?
Focalizzarsi sull'obiettivo
Nonostante una buona conoscenza delle nozioni base sia la premessa a qualsiasi attività finanziaria e metta spesso al riparo da errori grossolani, anche gli investitori più esperti corrono il pericolo di prendere decisioni avventate o in apparenza figlie di valutazioni ben ponderate, ma di fatto influenzate da fattori emotivi e irrazionali.
Fattori che, pur se assolutamente involontari, rischiano di portare a conseguenze indesiderate trasformandosi in autentiche trappole. In ambito economico-finanziario, si definiscono bias comportamentali quegli atteggiamenti istintivi o quelle scorciatoie di pensiero che possono facilmente indurre in errore.
Quali sono i più comuni e come impattano (negativamente) sulle decisioni di investimento?
Ecco alcuni elementi per riconoscerli, gestirli e mitigare al massimo i loro effetti distorsivi.
Spesso, senza neppure rendersene conto, i risparmiatori lasciano che trappole cognitive, fattori emotivi e bias comportamentali impattino sulle loro decisioni di investimento: conoscere questi “errori” consentirà di poterli gestire al meglio.
Filtrare i consigli giusti
Un primo comportamento diffuso ma non del tutto raccomandabile riguarda la scelta di affidarsi al sentito dire o ai suggerimenti di qualche conoscente che si occupa di tanto in tanto di finanza e magari promette di generare grande capitale in poco tempo, partendo addirittura da zero. Bene, un buon consiglio quando si valuta una soluzione di investimento è quello di non affidarsi ai consigli di parenti e amici e di non lasciarsi guidare dai rendimenti passati: la percezione del livello di rischio finanziario varia da persona a persona e quella di un altro investitore potrebbe dunque non coincidere con la propria. Tanto più che dietro a
promesse di rendimenti stellari si celano nella migliore delle ipotesi maggiori assunzioni di rischio e la valutazione del rischio che si è disposti a sopportare per raggiungere un determinato rendimento attiene a una sfera molto personale. Va inoltre ricordato che il processo di valutazione è influenzato da fattori che attengono alla sfera emotiva del singolo individuo, fattori appunto troppo personali (livello di ottimismo, fiducia nelle proprie conoscenze e capacità, etc) per poter ritenere valido o affidabile il passaparola.
Le emozioni giocano brutti scherzi
Premesso che di per sé essere persone fiduciose o positive può definirsi una caratteristica positiva, in finanza l’ottimismo può rivelarsi un’arma a doppio taglio, perché potrebbe indurre a previsioni o aspettative superiori a quelle che sarebbe lecito attendersi alla luce di scenari, analisi ed evidenze empiriche.
Vale allora a questo punto la pena di approfondire altri aspetti emotivi che possono condizionare il risparmiatore non solo quando si tratta di approcciarsi per la prima volta alla costruzione del proprio portafoglio finanziario, ma anche quando l’investimento è già stato effettuato. La teoria finanziaria elabora infatti modelli che partono tipicamente dall’ipotesi di un investitore razionale, che basa cioè le proprie decisioni su tutte le informazioni a propria disposizione: nel concreto però l’emotività spinge molto spesso il risparmiatore verso scelte nient’affatto razionali. Come accade ad esempio in caso di perdite.
Soprattutto gli investitori meno esperti sono spesso nettamente avversi all’idea di perdere parte del proprio investimento, tendenza che nel corso del processo di investimento li porta ad attribuire maggior rilevanza alle perdite piuttosto che a eventuali guadagni: con il risultato di cambiare linea, prodotto o persino abbandonare l’idea stessa di investire alla prima difficoltà, perdendo invece le occasioni di far fruttare il proprio risparmio. Vien da sé infatti che, se adeguare il proprio portafoglio nel tempo è cosa buona e giusta, cambiare continuamente o troppo repentinamente idea non lo è affatto, perché la paura del rimpianto per non aver conseguito un guadagno potenziale o, al contrario, di aver subito una perdita evitabile può condurre a decisioni avventate sul riposizionamento dei propri investimenti. Una soluzione per far pronte a questa “distorsione” è quella di rimanere allineati all’orizzonte temporale di investimento prefissato, senza trascurare i fattori che avevano condotto a posizionarsi sul breve, medio o lungo periodo.
Se ci si è diretti su investimenti di medio-lungo termine non ha senso soffermarsi e farsi influenzare da performance di breve respiro. E, soprattutto, se si ritiene di essere particolarmente restii ad accettare eventuali perdite, è fondamentale non sottoscrivere investimenti e forme di risparmio che presentino un profilo di rischio troppo elevato: il buon investitore è quello che conosce sé stesso fino in fondo e prende decisioni adeguate anche al proprio carattere e alle proprie capacità.
Eccesso di sicurezza
Non solo l’ottimismo ma anche eccessi di sicurezza nelle proprie capacità possono non premiare in materia di investimenti. A questo proposito diventa allora utile introdurre un altro elemento potenzialmente distorsivo per le decisioni da prendere, legato alla capacità di valutare in maniera attenta e oggettiva le informazioni a disposizione quando si approccia un determinato strumento o prodotto finanziario.
Alcune volte, soprattutto per gli investitori alle prime armi, non è semplice leggere i documenti informativi dei prodotti di investimento, che possono talvolta essere formulati in maniera tale da veicolare l’attenzione soprattutto verso specifici aspetti di tipo positivo e, viceversa, non sottolineare con altrettanta enfasi eventuali elementi di criticità.
Per evitare il cosiddetto framing effect, vale a dire la tendenza a dare più importanza alla forma che alla sostanza lasciando che la percezione di un certo dato o di una certa informazione cambi a seconda del modo in cui viene presentata (con tutto ciò che ne deriva sul fronte decisionale), è molto importante agire sempre con cautela evitando l’istintività. Un buon trucco è, ad esempio, quello di verificare di saper riformulare – in prima persona o con il professionista di fiducia – le informazioni presentate, con particolare attenzione soprattutto verso quei concetti che possono deviare l’attenzione da informazioni rilevanti o che possono in qualche modo influenzare la propria percezione del rischio complessivo da sottoscrivere. Cercare di avere sempre un occhio critico e porre la giusta attenzione su tutti gli aspetti del prodotto che si sta esaminando consentirà di limitare scelte “sbagliate” perché influenzate da analisi parziali o dalla tendenza (anche in questo caso tipica soprattutto dei risparmiatori alle prime armi) ad affrontare problemi complessi semplificando la valutazione degli scenari di riferimento.
Cosa davvero conta?
Come già accennato, le insidie che possono minare una buona pianificazione finanziaria non subentrano necessariamente nelle sole prime fasi di costruzione del proprio portafoglio di investimento: anzi, sono diversi i fattori emotivi che possono condizionare il risparmiatore anche quando il percorso è già (ben) avviato. Una pericolosa scorciatoia di pensiero comune a entrambe queste fasi riguarda ad esempio la capacità di individuare quanta parte del proprio reddito destinare a risparmio e investimento.
Capita infatti piuttosto di frequente che, condizionati dall’irrazionalità, alcuni risparmiatori lascino che sia la fonte delle proprie entrate a condizionare mezzi e strategie di investimento: i redditi da lavoro vengono così più facilmente destinati a investimenti a basso rischio, mentre invece capitali derivanti da entrate straordinarie o improvvise sono più a cuor leggero rimandati a prodotti rischiosi.
È allora bene ricordare che, qualunque sia la provenienza del proprio denaro, distinguerne la destinazione di investimento e la rischiosità sopportabile in base all’importanza che gli viene attribuita non ha alcun senso dal punto di vista prettamente finanziario, anzi espone al rischio di decisioni poco “finanziariamente educate”. Tutte le somme destinate all’investimento andrebbero cioè trattate alla stessa maniera, adottando le buone pratiche finora evidenziate allo scopo di compiere la miglior scelta possibile sulla base delle proprie necessità e caratteristiche personali. Insomma, una volta investiti, i redditi derivanti da lavoro hanno lo stesso peso e valore per i mercati delle somme vinte al gioco!
Focalizzarsi sull'obiettivo
Un buon consiglio di validità generale è allora, in conclusione, quello di rimanere sempre focalizzati sull’obiettivo prefissato, soprattutto se ben strutturato, supportato da precedenti analisi e approfondimenti o dai consigli di esperti e professionisti del settore. Il che non vuol dire non mettere sistematicamente in discussione le proprie decisioni o la propria capacità di formulare previsioni (mettendo ad esempio a confronto le proprie “stime” con gli scenari davvero verificatisi) così da cambiare rotta se necessario, ma semmai mantenere sempre una buona dose di self-control. O, ancora meglio, evitare che una fatale mancanza di autocontrollo possa portare a scelte incoerenti con i propri parametri iniziali di investimento: quando ci si pone un obiettivo definito lasciarsi influenzare da motivazioni estemporanee può compromettere l’intero percorso!
Attenzione però anche a non accantonare invece troppo lentamente delle decisioni che si sono dimostrate palesemente sbagliate. Spesso si cambia idea troppo in fretta ma può anche capitare l’esatto opposto: il timore di prendere decisioni errate, ancor di più quando supportato dal cosiddetto “effetto gregge” (dinamica consolatoria che subentra quando altri investitori si ritrovano nella stessa posizione), può infatti condurre a posizioni di eccessivo stallo, anche quando l’andamento dei mercati suggerirebbe di mettere mano al proprio portafoglio, discostandosi dalle proprie posizioni originarie.
Come evitare errori? Ancora una volta, informandosi adeguatamente, rivolgendosi solo a professionisti per consigli e suggerimenti ed evitando appunto di prendere decisione sull’onda dell’emotività. Uno scarso controllo delle proprie emozioni è il vero grande nemico di un buon investitore/risparmiatore!